L’intensità, il messaggio, il sentimento: non importa quale sia il tuo credo, da dove vieni e, soprattutto, dove stai andando, di fronte alle foto di uno dei più grandi maestri della fotografia come Steve McCurry, si rimane senza parole. L’elemento umano con la sua storia è messo sempre in primo piano e, sono sempre più spesso i bambini a parlare con uno sguardo, a gridare il loro bisogno di affetto e la voglia di riscattarsi e di cambiare vita. Loro che arrivano da Paesi martoriati dalla guerra che l’artista nel corso della sua vita ha visitato e che ha raccontato non attraverso un fiume di parole che si perdono in fondo ad un giornale, ma in modo immediato: con uno scatto semplice, non troppo ricercato e frutto di una immediata suggestione dell’anima. Un modo, l’unico per gli esseri umani, di fermare l’istante e renderlo immortale. L’esempio più eclatante del suo genio creativo lo conoscono tutti, anche coloro che non credono di aver mai sentito nominare il fotografo. “La ragazza afgana” è un capolavoro assoluto e l’istantanea è stata realizzata nel 1984. Sharbat Gula, questo il suo vero nome, per quasi trenta anni ha rappresentato il terrore del popolo dell’Afghanistan, torturato da anni di guerre e lotte e oggi distrutto.
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Steve McCurry: a Roma per la mostra continua il boom di presenze, pubblicato su Goolliver, un mondo da vedere. il 06/03/2012
© Francesca per Goolliver, un mondo da vedere., 2012. |
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Tag: Afghanistan, mostra, Roma, Steve McCurry