L’astronauta americano Thomas Kenneth Mattingly II, che nel 1970 contribuì a portare in salvo l’equipaggio della sfortunata missione Apollo 13, è morto all’età di 87 anni. Lo ha annunciato la Nasa, definendolo uno degli «eroi» degli Stati Uniti.
Fu costretto a rinunciare alla missione Apollo 13
Noto anche come Ken Mattingly, aveva iniziato la sua carriera come aviatore, prima di essere selezionato per diventare astronauta nel 1966. In seguito fu scelto come pilota del modulo di comando dell’Apollo 13 senza mai aver fatto parte di un equipaggio di riserva: una prassi del tutto nuova, dato che fino a quel momento i vari equipaggi di supporto completi diventavano gli equipaggi di riserva di future missioni per diventare equipaggi effettivi nella terza missione successiva. Ad ogni modo, 72 ore prima del lancio fu costretto a rinunciare dopo essere stato esposto alla rosolia e fu sostituito da Jack Swigert. Nell’aprile 1970, durante la missione, un’esplosione paralizzò la navicella spaziale in viaggio verso la Luna e Mattingly, che non si era poi ammalato, si recò al controllo di missione, dove sviluppò procedure di risparmio energetico in modo che il veicolo potesse rientrare nell’atmosfera, salvando le vite di James Lovell, il già citato Swigert e Fred Haise, gli astronauti a bordo del modulo.
Nel film Apollo 13 fu interpretato da Gary Sinise
Alla Nasa, in seguito, Mattingly fu pilota del modulo di comando della missione Apollo 16 nel 1972 e comandante di due missioni dello Space Shuttle. «I suoi contributi hanno fatto progredire le nostre conoscenze al di là dello spazio», ha dichiarato l’amministratore della Nasa Bill Nelson in un comunicato. Nel film Apollo 13, uscito al cinema nel 1995, Mattingly fu interpretato da Gary Sinise.
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