I target climatici potrebbero essere irraggiungibili. Se è vero che il nostro approccio all’energia si sta rivoluzionando – guidato da una crescente consapevolezza dell’impatto ambientale dei combustibili fossili e dalla necessità di una transizione verso fonti di energia più sostenibili – i dati, per la verità, non sono incoraggianti: nel presente e in prospettiva futura, la domanda di combustibili è talmente elevata da risultare molto distante dal traguardo fissato dall’Accordo di Parigi, ossia limitare al di sotto di +2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale, puntando a un aumento massimo di 1,5 °C.
Mantenere la curva sulla soglia del +1,5 °C è possibile, ma sempre più difficile
A delineare il quadro non incoraggiante è stato il World Energy Outlook 2023 – cioè l’indagine condotta dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) e pubblicata ogni anno dal 1998 – che fornisce analisi e approfondimenti strategici su diversi aspetti del sistema energetico globale. In un contesto di tensioni geopolitiche e mercati energetici fragili, il rapporto esplora come i cambiamenti strutturali nelle economie e nell’uso dell’energia stanno cambiando le modalità con cui il Pianeta soddisfa la crescente domanda di energia. Secondo il rapporto, mantenere la curva delle emissioni sulla soglia del +1,5 °C è possibile, ma sempre più difficile: stando a uno studio dell’Onu, le temperature sono avviate verso la crescita di 2,4 °C in questo secolo.
Eventi meteorologici estremi mettono a rischio il sistema energetico
Secondo la ricerca, «questo rischia non solo di peggiorare gli impatti sul clima dopo un anno di caldo record, ma anche di minare la sicurezza del sistema energetico, costruito per un mondo più fresco e con meno eventi meteorologici estremi». Complessivamente, secondo quanto emerso dall’indagine dell’Aie, servono misure più incisive per riportare il nostro Pianeta su una traiettoria sostenibile e affrontare il crescente problema del riscaldamento globale. Questa sfida, del resto, sta ormai diventando un tema centrale nei dibattiti politici, economici e sociali, e richiede oggi azioni decisive.
L’obiettivo Ue: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050
Lo studio sulle prospettive mondiali anticipa i temi della Cop28, la Conferenza sul clima in programma a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, da giovedì 30 novembre a martedì 12 dicembre 2023. L’intenzione complessiva dell’Unione europea va nella direzione giusta; gli Stati infatti concordano sulla necessità di aggiornare le strategie allo scopo di abbattere le emissioni di gas serra. A questo proposito, il riferimento principale è al pacchetto Fit for 55, che garantisce di ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030, nell’ottica di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Come ha sottolineato Teresa Ribera Rodríguez, ministra per la Transizione ecologica e la sfida demografica del governo spagnolo Sanchez II, «l’Ue è il leader globale nell’azione per il clima. A Dubai saremo in prima linea nei negoziati per dimostrare il massimo impegno europeo nei confronti della transizione verde e per incoraggiare i nostri partner a seguire questo esempio. L’Ue è una forza trainante per il cambiamento e dobbiamo parlare con una sola voce nel mondo. Non possiamo semplicemente usare le difficoltà come scusa per tornare alla situazione precedente all’Accordo di Parigi».
Alla guida della decarbonizzazione ci sarà il petroliere Sultan al Jaber…
Le intenzioni ci sono, ma il difficile è trasformarle in fatti concreti, in particolare nel breve-medio periodo. Guardando all’intero quadro, infatti, ci sono altri aspetti da tenere in considerazione, per esempio le polemiche sollevate proprio sul luogo dove si tiene la 28esima conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici: alla guida della decarbonizzazione ci sarà Sultan al Jaber, capo della principale compagnia petrolifera del Paese, l’Abu Dhabi National Oil Company. Viene da chiedersi: è possibile che un petroliere guidi la lotta ai principali responsabili delle emissioni di gas serra?
Cop28 sotto accusa anche per le condizioni dei lavoratori
Oltre a questo, secondo quanto emerso dall’ultimo report dell’organizzazione per la ricerca e la difesa dei diritti umani Fair Square, la situazione dei lavoratori che sgobbano per l’evento è pessima: gli operai sono stati costretti a lavorare all’aperto nei luoghi della Cop28, durante picchi di temperature arrivati anche ai 42 gradi, violando una legge degli Emirati Arabi che vieta di lavorare durante le ore più calde della giornata. Ma mancano sempre meno giorni alla conferenza, dunque bisogna affrettarsi.
Cinque pilastri per mantenere la rotta dell’Accordo di Parigi
Tornando al rapporto, l’Aie propone una strategia che è costituita da cinque pilastri per riprendere la direzione indicata dall’Accordo di Parigi: triplicare la capacità globale di energia rinnovabile; raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica; ridurre del 75 per cento le emissioni di metano legate ai combustibili fossili e prevedere investimenti per triplicare i finanziamenti nel settore dell’energia pulita (soprattutto nell’ambito delle economie emergenti e in via di sviluppo); stabilire norme e scadenze che portino a un graduale abbattimento dell’utilizzo dei combustibili fossili, evitando l’utilizzo di centrali elettriche a carbone.
L’Italia però è al secondo posto per finanziamento di progetti fossili…
In questo scenario, come si posiziona l’Italia? Stando alla classifica di Oil Change International, è in seconda posizione per finanziamento di progetti fossili con sussidi pubblici, solo dopo gli Stati Uniti d’America; da gennaio 2023 a oggi ha elargito in questo senso oltre 1,2 miliardi di dollari, pari a 1,12 miliardi di euro. Una linea che appare chiaramente in contraddizione con gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi, soprattutto per quanto riguarda il limite di riscaldamento globale di +1,5-2°C.
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