Grandi quanto un chicco di sesamo, le microplastiche hanno invaso l’intero pianeta. Grazie a dimensioni non superiori ai cinque millimetri, si trovano in acqua, aria e cibo, persino nel sangue umano. Un team di scienziati dell’American Chemical Society ha scoperto che possono anche influenzare il clima terrestre. Analizzando una serie di campioni prelevati su una montagna della Cina, gli esperti hanno infatti ipotizzato che potrebbero giocare un ruolo cruciale nella formazione delle nubi. «Le particelle aerodisperse possono percorrere lunghe distanze e subire diversi processi», hanno scritto gli studiosi. «Sappiamo ancora molto poco sulle interazioni tra microplastiche e condizioni meteo».
In The News! New science in ES&T Letters understands microplastic–cloud interactions and the potential impacts on atmospheric metal cycles and cloud formation. Read the full story: https://t.co/I3dwi5ruwA pic.twitter.com/4IlgDb8CPH
— Environmental Science & Technology Journals (@EnvSciTech) November 15, 2023
Le microplastiche sono il collante per il vapore acqueo delle nuvole
La ricerca, disponibile integralmente sulla rivista Environmental Science & Technology Letters, ha analizzato i campioni di alcune nubi sulla cima del monte Tai, in Cina. Tracciando il percorso che le microplastiche hanno effettuato per raggiungere un’esatta posizione geografica, si è potuto scoprire un dettaglio finora sconosciuto sul loro possibile coinvolgimento nella meteorologia. Le nubi infatti, come ha spiegato la Cnn, si formano quando il vapore acqueo si tramuta in milioni di goccioline d’acqua che si aggregano fra loro. Per farlo, necessitano di un collante che di solito è rappresentato da polvere e cenere oppure dallo stesso sale marino che evapora dagli oceani. Gli scienziati hanno però intuito che le microplastiche si stanno aggiungendo all’elenco. Nello specifico, provengono dalle vicine metropoli cinesi dell’entroterra, vittima di un alto livello di inquinamento nell’aria e nel suolo. Sollevate dal vento, le particelle hanno potuto raggiungere anche le montagne.
Sfruttando la loro proprietà idrofila, tipica degli elementi attratti dall’acqua, le microplastiche si attaccano alle goccioline d’acqua, formando così una catena che poi forma le nubi. Il processo, come hanno spiegato gli scienziati, è simile alla propagazione di un incendio in un campo. Come una scintilla può far bruciare un’intera foresta, così le microplastiche impattano sull’atmosfera originando precipitazioni e fenomeni temporaleschi. Numerose però sono ancora le domande senza risposta. Non si è ancora capito se una maggiore concentrazione di microplastiche possa portare alla formazione di maggiori nubi nel cielo né se tale eventualità possa incentivare la crisi climatica già in corso. Ulteriori ricerche già in programma per il prossimo futuro aiuteranno gli scienziati a comprendere il fenomeno.
Dal cibo all’acqua, dove si trovano e come si formano le microparticelle di plastica
Le microplastiche hanno solitamente la dimensione di 100 micrometri, ossia 0,1 millimetri, ma possono anche raggiungere il mezzo centimetro. Si tratta di particelle minuscole, spesso impercettibili all’occhio umano, che si formano quando la plastica usata quotidianamente si decompone o si consuma in pezzi più piccoli. «Sono ovunque», ha spiegato la dottoressa Judith Enck del Beyond Plastics, progetto statunitense che lavora contro l’inquinamento. «Si trovano nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo e nel cibo che consumiamo ogni giorno». Più le microplastiche sono piccole, più è facile che penetrino nei vari cicli ambientali e finiscano nel corpo umano. Sebbene i loro effetti sulla salute non siano ancora chiari, una ricerca su Publimed del marzo 2023 ha supposto che possono causare danni preoccupanti tra cui malattie polmonari e tumori del sangue.
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