A pranzo l’annuncio messianico dei partecipanti al Festival di Sanremo 2024, nel pomeriggio quello di Roberto Vannacci reintegrato con tanto di promozione checché se ne dica nel club dei generali, a cena la strabordante vittoria dell’Inter sul Napoli. Domenica la cronaca si è messa d’impegno per oscurare Matteo Salvini e il suo raduno sovranista di Firenze. Ma il leader della Lega, lesto come un gatto (nero, il colore che ha scelto di indossare forse per essere più in sintonia con le idee dei suoi ospiti) ha in parte parato il colpo mettendo subito il cappello sulla nomina dell’autore de Il mondo al contrario di cui è toccato al povero Guido Crosetto, ossia colui che all’uscita del libro gli aveva dato dell’eversore, difendere le ragioni.
Del resto Giorgia Meloni era in missione in Serbia. Forza Italia alle prese con le sue beghe pre-congressuali, e quindi il Capitano restava assoluto padrone della scena a giocare pesantemente contro la maggioranza che lo vede parte in causa, visto che la sua variopinta compagina di sovranisti raggruppati sotto le insegne di Identità e democrazia si muove su posizioni diametralmente opposte.
Giorgetti in prima fila a Firenze senza fare un plissé: ma come fa?
Come rilevato in più occasioni, l’ultima delle preoccupazioni della premier dev’essere il sorgere alla sua destra di un partito che raggruppi quei camerati e rossobruni che fanno coincidere il suo ingresso a Palazzo Chigi con la clamorosa e sacrilega abiura delle sue idee littorie. Quel partito ce l’ha già in casa, ed è il Carroccio. Come abbiano fatto i suoi esponenti governisti a stare in prima fila a Firenze senza fare un plissé, compreso Giancarlo Giorgetti, è difficile da spiegare. Il titolare del Mef tra l’altro aveva fresca in testa la convinta apologia europeista fatta dal suo mentore Mario Draghi, esattamente il contrario di quanto si è sentito dal palco fiorentino. Un tripudio di finiamola con l’Europa del pluto giudaico massonico Soros, dei banchieri centrali che rovinano la gente, di Von der Leyen e co. che hanno usurpato il posto dove sono seduti, di muri da costruire.
Salvini spinge sulle Europee 2024 a costo di destabilizzare il governo
Bel problema per Meloni, che non può certo cavarsela gettando di continuo acqua sul fuoco delle intemperanze del suo vice. Il quale di qui alle elezioni europee di giugno 2024 caricherà sempre più a testa bassa, convinto che un successo della Lega, quindi suo, valga il rischio di destabilizzare la maggioranza di governo. Prossimo passo, c’è da scommetterci, l’offerta a Vannacci della candidatura a Bruxelles. Nonostante la promozione a capo di stato maggiore del comando delle forze terrestri (non male per uno accusato dal suo ministro di riferimento di aver screditato esercito, difesa e Costituzione) con cui si è provato a scongiurarla.
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