La svolta difensiva di Zelensky e il realismo ucraino su una guerra che non si può vincere

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Sei mesi dopo l‘inizio della controffensiva, cominciata ai primi di giugno del 2023, anche il presidente Volodymyr Zelensky ha dovuto prendere atto della realtà e dichiarare che la guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase: per Kyiv non si tratta più di attaccare e di pensare a riconquistare i territori perduti, ripristinando i confini del 2014, ma di difendersi, per evitare di perderne altri. Così all’inizio di dicembre ha dichiarato la svolta e la volontà di fortificare la linea del fronte, alzando quasi una sorta di muro, tra fortificazioni di terra e sistemi antiaerei, per arginare l’avanzata russa nel Donbass. A Sud, nella regione di Kherson, dove le truppe del Cremlino sono sulla difensiva, le cose non cambiano, e lo stallo invernale, come quello dell’anno precedente quando sono stati i russi a rafforzare le difese, darà la possibilità a Mosca e Kyiv di riflettere sulla strategia futura.

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Soldato ucraino (Getty).

Armi e tecnologie? Il problema più grosso per l’esercito ucraino è quello degli uomini

In questa fase del conflitto l’Ucraina è in estrema difficoltà sul campo e il problema di una guerra di logoramento è invertire le tendenze che si cristallizzano con il tempo: il quadro lo aveva fatto il comandante delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, dicendo che è difficile uscire da questa situazione se non ci saranno cambiamenti sostanziali con il maggiore sostegno da parte degli alleati occidentali per quel riguarda i rifornimenti di armi e tecnologie. Se quelle attuali non bastano, il problema forse maggiore è però quello degli uomini, con l’esercito ucraino che non può quantitativamente reggere quello russo. E qui non ci sono alternative. È noto da tempo che i dissidi interni stanno aumentando intorno a Zelensky, tanto che anche il sindaco di Kyiv, l’ex pugile Vitali Klitschko, è stato chiaro nell’attaccare il presidente: «La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati a questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che si sarebbe arrivati a questo. C’erano troppe informazioni che non corrispondevano alla realtà. Naturalmente possiamo mentire al nostro popolo e ai nostri partner, ma non per sempre».

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Il comandante delle forze armate ucraine, generale Valery Zaluzhny (Getty).

Narrazione rivista: anche in Occidente ci si chiede se non stia vincendo la Russia…

Se Zelensky aveva all’inizio smentito Zaluzhny e le altre accuse, ha poi dovuto correggere se stesso davanti a quello che sta accadendo sul campo e anche alla conseguente narrazione, che sia a livello politico sia mediatico ha subito un mutamento radicale: ora anche molti tra i politici e i media occidentali si chiedono se in effetti la Russia non stia vincendo la guerra e l’Ucraina non stia per perderla. A dire il vero però lo scenario non è fresco, visto che negli ultimi 12 mesi la linea del fronte si è mossa solo di qualche chilometro nel Donbass a favore di Mosca, dopo la riconquista di alcune cittadine tra Kharkiv e Donetsk, con le dure battaglie a Soledar, Lysychansk, Bakhmut e ora ad Avdiivka, mentre a Sud è rimasta la stessa, con l’eccezione della leggera avanzata ucraina verso Robotyne e la testa di ponte sulla riva sinistra del Dnipro, con le posizioni adesso bloccate.

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Getty).

Dalle ambizioni sulla Crimea a un realismo più sobrio

Patta, come ha scritto dunque Zaluzhny sull’Economist? Oppure la sta spuntando il Cremlino? La cartina geografica indica, ancora una volta, che la Russia sta vincendo questa guerra e a Kyiv come altrove se ne sta prendendo atto: se nel 2022 di questi tempi l’Ucraina, dopo la riconquista di alcuni territori a Est e a Sud, pensava di arrivare in Crimea entro l’estate, accompagnata dai peana di servi sciocchi e Von Clausewitz della domenica, adesso anche questi ultimi si sono convertiti al più sobrio realismo da cui non prescinde più nemmeno lo stesso Zelensky.

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La cartina dell’Ucraina.

Da una parte probabilmente Vladimir Putin e i suoi generali non sono proprio un manipolo di incompetenti e la seconda fase del conflitto, dopo il fallimento della guerra lampo a tra febbraio e marzo 2022, è iniziata per Mosca già nell’aprile dello scorso anno, non quindi di recente; dall’altra gli Stati Uniti e le cancellerie europee, sapendo di non poter ingaggiare un duello diretto con la Russia, hanno caricato l’Ucraina di una responsabilità impossibile da sostenere con aiuti limitati: e anche questo era prevedibile.

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Il presidente russo Vladimir Putin (Getty).

Il Cremlino si accontenterà davvero del Donbass e delle ultime annessioni?

E adesso? Se è vero che l’Occidente sta tirando il freno e qualcuno tra Stati Uniti ed Europa sta pensando a come far arrivare Mosca e Kyiv al tavolo delle trattative, c’è anche da considerare il fatto che magari al Cremlino non tutti hanno voglia di fermarsi davvero al Donbass e alle annessioni di settembre, ma il partito della guerra vorrebbe ritornare a puntare Kharkiv e forse Odessa, contando appunto sul fatto che l’Ucraina verrà lasciata al suo destino. La Russia pare aver trovato un equilibrio interno ed esterno per poter reggere un conflitto pluriennale, a differenza dell’Ucraina e dell’Occidente che sembra impantanato nella terra di mezzo. Tutte le guerre prima o poi comunque finiscono e forse quest’inverno si potranno mettere i presupposti, sempre che le ali più moderate tra Mosca e Washington riescano a chiudere gli spazi ai falchi.

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