Vivere in un borgo abbandonato, vi sembra possibile? Questa è la scelta fatta da una famiglia di tre persone, ecco dove.
Lasciare gli agi e la comodità di una vita apparentemente appagante, per dare un taglio radicale e spostarsi in un antico borgo. Sembra un film e invece è la realtà, ed incredibile scelta di vita di una famiglia di tre persone. Che raccontano con gioia i perché di una scelta che potrà a molti sembrare assurda.
Vivono in un borgo abbandonato, ecco la storia
Molti di noi hanno come obiettivo quello di raggiungere una stabilità economica, acquistare casa, avere dei soldi da parte per eventuali emergenze. Più o meno quanto ci viene spiegato sin da bambini e fonte di preoccupazione per molti giovani che non sanno se riusciranno in questi intenti.
Pensate di avere già tutte queste cose eppure non essere comunque soddisfatti. Nella storia di oggi infatti il suo protagonista, ha deciso di mollare tutto e con la sua famiglia trasferirsi in un borgo abbandonato.
Lui si chiama Antonio Caputo e attualmente vive nel piccolo e dimenticato Zerni, o meglio, un borgo che speriamo grazie anche all’incessante lavoro di lui e della sua famiglia, possa essere presto riqualificato. Si trova nell’entroterra in provincia di Badalucco, un luogo legato all’infanzia per Antonio, che lo visitava in estate grazie ai nonni che gli hanno insegnato l’amore per la terra.
Antonio viveva in città, padre di un bimbo a 30 anni, posto fisso e casa. Eppure la sua vita non lo appagava, anche perché il lavoro (spesso con straordinari notturni) lo teneva troppo lontano dalla famiglia. Inoltre l’amore per la natura tornava sempre a farsi sentire. Così la decisione di cominciare una nuova vita con la moglie Roberta ed il figlio Martino in questo piccolo centro ormai disabitato. All’epoca del trasferimento della famiglia Caputo non vi abitavano che una manciata di persone.
Il progetto Domus Raame
Così Antonio e Roberta hanno venduto tutto e deciso di trasferirsi procedendo a tappe. Inizialmente si è trasferito solo Antonio, intanto che Roberta continua la stessa vita finché non sarebbe stata pronta la casa. Antonio si è occupato dei lavori anche se rallentati dall’arrivo della pandemia.
Trasferitisi hanno iniziato la loro nuovo vita a ben 760 metri di altitudine, soli in questo luogo che ha subito uno spopolamento incredibile, ma che loro vorrebbero portare a nuova vita. Come? Nasce così il progetto Domus Raame, che potete seguire su Facebook: coltivano la terra, organizzano mercatini di prodotti artigianali, hanno riqualificato diversi immobili per accogliere avventori con un pratico scambio lavoro per alloggio.
Come vivono? Innanzitutto con grandi sforzi hanno costruito un’abitazione sicura, hanno diverse terre coltivate, dove producono anche patate e zafferano, e con l’affitto di un appartamento riescono a sostentarsi. Vien da sé che la vita in un luogo così piccolo è migliore da un punto di vista qualitativo (natura, inquinamento assente e molto altro), ma anche economico. Sono comunque pronti ad accogliere chiunque voglia trasferirsi lì. Le terre da coltivare sono molte, dicono.
Il piccolo Martino frequenta una scuola materna “in natura” ed appare molto felice della scelta dei genitori. Nonostante spiega la coppia, non siano mancati momenti di sconforto e di difficoltà.
La famiglia spera in futuro di vedere arrivare nuove persone, con cui dare vita a nuovi progetti per dare nuova linfa a Zerni. Un consiglio che danno a chiunque desideri fare una simile scelta: studiare bene con attenzione, informarsi sui luoghi e sulle difficoltà che si possono incontrare.
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