Nel Regno Unito trovate microplastiche in alcuni scavi archeologici, una scoperta che ha lasciato senza parole gli archeologi.
Questo ritrovamento rivela una verità poco piacevole riguardo l’inquinamento dovuto alla presenza della plastica nell’ambiente. E’ avvenuto a York, una città inglese nota per la presenza di molti reperti risalenti ai vichinghi ed ai romani. I ricercatori hanno scoperto la presenza di microplastiche tra gli antichi sedimenti, risalenti anche ai primi secoli d.C.
I reperti sono stati portati alla luce nei primi anni ’80 del ‘900 e mantenuti in stato conservativo per le future analisi di approfondimento. Da qui la rivelazione sulla incisività della contaminazione da plastiche. I ricercatori dell’Università di York hanno pubblicato i risultati del loro studio su una rivista scientifica: “Science of The Total Environment.”
Oggetti della ricerca sono stati due siti di scavo aperti 40 anni fa, confrontati con altri due che si trovano nelle vicinanze, aperti, però, più recentemente. Il laboratorio ha condotto le indagini attraverso delle analisi specifiche di vario genere, dalle quali è emersa anche la presenza delle microplastiche.
Gli scavi
Questo dato riguarda sia i campioni recenti che quelli archiviati. La deduzione logica e che questi elementi chimici si siano infiltrati nei reperti dal terreno, prima del ritrovamento, e non durante la conservazione. Probabilmente il trasporto è avvenuto attraverso il fiume Ouse, visto che si tratta di un’area alluvionale.
Altro risultato come questo si e avuto dalla ricerca fatta in Lettonia. Anche qui ci sono presenze delle stesse sostanze plastiche inquinanti, ma in siti del 1700 che non erano mai stati toccati dall’uomo. Quindi, pare chiaro che gli archeologi per i futuri scavi dovranno considerare questo dato di contaminazione.
Il professore di archeologia John Schofield, autore della ricerca svolta all’Università di York, ha rilasciato delle dichiarazioni. Prima di tutto queste sostanze tossiche sono già presenti nei fiumi, nei mari, nei laghi e nel corpo degli esseri viventi ed ora si trovano anche nel patrimonio storico.
Inoltre, ha proseguito Schofield, è necessario capire quanto possano compromettere il valore probatorio dei risultati su questi depositi e qual è la loro valenza a livello nazionale. Va considerato che in generale le microplastiche sono la vera piaga dell’inquinamento derivato dalle attività umane che risultano pericolose per l’ambiente e per la vita degli esseri viventi.
I polimeri
Più le ricerche avanzano, in ogni ambito, e più i risultati sono preoccupanti. Le particelle a base di polimeri hanno un impatto devastante ovunque. Il suolo, come risulta anche dai reperti archeologici, è fortemente sensibile alla presenza di questi elementi.
Uno studio condotto in Germania ha analizzato 6 diversi tipi di rifiuti e i loro effetti sul terreno. La stima è che entro il 2050, circa 12mila megatonnellate di plastica si troveranno disperse nell’ambiente. Il terreno ne potrebbe immagazzinare oltre 40mila.
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