Una piattaforma, anzi una startup. Meglio ancora, una “startup civica”. Vietato usare la parola partito, sebbene l’obiettivo sia quello di correre alle elezioni europee del 2024. Questo è, o almeno dovrebbe essere, Nos: un contenitore politico che per il momento rimane vuoto, in attesa di essere riempito da qualcuno. «Chi di voi vorrà candidarsi basta che ci mandi il suo profilo. Faremo delle selezioni nella maniera più trasparente possibile e saremo noi a fare il fundraising, cioè a raccogliere i fondi, perché possiate e possiamo tutti insieme partecipare alla vita politica», è la call to action che ha lanciato il 7 ottobre a Napoli nel primo incontro pubblico di Nos Alessandro Tommasi, co-fondatore di Will Media – piattaforma di contenuti giornalistici che ha come fulcro una pagina Instagram da 1,5 milioni di follower – e ora ideatore di questa nuova iniziativa.
Che cos’è Nos: «Una piattaforma abilitante». Cioè?
La storia di Nos dunque è iniziata quando Tommasi ha abbandonato, un po’ a sorpresa, Will. Il 24 giugno 2023, con un video diffuso sui social, era arrivato l’annuncio. Un commento malizioso recitava: «Quindi come si chiamerà il partito?». L’autore ci aveva visto lungo. Il 30 giugno Tommasi ha lanciato il primo numero della sua newsletter sui temi della leadership in azienda. Classe 1985, Tommasi ha lavorato come assistente politico al parlamento europeo e come lobbista per Confindustria, poi come manager per le piattaforme Lime (quella delle bici e dei monopattini elettrici) e Airbnb, il portale che permette affitti di appartamenti tra privati. Nel 2020 ha contribuito alla fondazione di Will che nel giugno del 2022 è stata acquisita da Chora Media – società di produzione di podcast diretta e co-fondata dal giornalista ex La Stampa e la Repubblica Mario Calabresi – in un’operazione dal valore stimato di 5,2 milioni di euro. Ora Tommasi è il leader di Nos, uno «spazio per costruttori di società a prova di futuro». Suona un po’ come una supercazzola, ed è stato lo stesso fondatore in qualche modo ad ammetterlo, quando a domanda specifica durante un’intervista con Fanpage ha risposto: «Cercherò di non essere fumoso, ma non è facilissimo. Nos è una piattaforma abilitante». Ok, ma cosa significa?
Le simpatie per Berlusconi, l’esperienza in Cattaneo Zanetto
Per comprendere la genesi di questo progetto bisogna andare a scavare nella storia personale e politica di Tommasi. Da sempre simpatizzante berlusconiano, ha lavorato pure come consulente in Cattaneo Zanetto, società di public affairs, lobbying e political intelligence, occupandosi di rapporti con le istituzioni. Sa insomma come gira quel tipo di mondo e ne conosce tutti i meccanismi. Nella puntata del 28 luglio della newsletter, dove l’idea di Nos ha preso forma, Tommasi ha cominciato a parlare esplicitamente di «startup civica», invitando la politica a fare i conti con quattro dati di fatto incontrovertibili: il cambiamento demografico, il cambiamento tecnologico, il cambiamento nella sensibilità al cambiamento climatico e il cambiamento nel modo di produrre valore economico. «Visione», «cambiamento», «metodo» sono parole che tornano spesso nella newsletter e che vengono messe al centro dell’agenda della nuova iniziativa.
La kermesse del 7 ottobre a Napoli con al centro il «cambiamento»
Il 7 ottobre quindi si è svolto a Napoli il primo incontro pubblico di Nos. La sede che lo ha ospitato è stata quella di Foqus, Fondazione quartieri spagnoli, uno spazio urbano rigenerato in una delle aree più popolari della città. L’appuntamento è stato anche il primo in cui l’ego di Tommasi ha rischiato di fare ombra al concetto di Nos. Diversi gli ospiti invitati, che hanno partecipato con contributi legati alla propria professionalità. Nel parterre c’erano per esempio Francesco Oggiano, giornalista di Will, Paolo Sarmenghi, comico noto sui social col nome di Turbopaolo, Jacopo D’Alesio, in arte Jakidale, youtuber da più di 2 milioni di iscritti, Iris Skrami, giovane imprenditrice attiva nel mercato della moda sostenibile, ma anche la ricercatrice Giulia Valeria Sonzogno e il professore e consigliere della Svimez Gaetano Vecchione.
Il discorso di Tommasi si è aperto con una presentazione di sé, poi spazio al manifesto politico: «Siamo su dei piani inclinati, cioè siamo di fronte a dei fenomeni di cambiamento che sono inesorabili. Sono dei piani inclinati che la politica prova a ignorare, ma che non si possono ignorare». La parola chiave è stata «cambiamento», qualcosa che Nos aspira a introdurre anche nel modo di fare politica: partire dai dati per elaborare una visione attraverso la pianificazione di un budget. Passando alla sostanza, Tommasi ha spiegato che «l’obiettivo, la stella polare, è quella di contribuire alla creazione di una società a prova di futuro». I contenuti, per adesso, sono però pochi e confusi: si è parlato, per esempio, di introdurre la user experience nella pubblica amministrazione, e di due temi principali al centro del progetto, l’equità generazionale e il Mediterraneo. È stata ribadita la distanza da etichette «boomeresche» come quella di partito, e rigirata la domanda su una ipotetica candidatura di Tommasi alle Europee: «La questione non è se io mi candido, la domanda è: quanti di noi, tutti insieme, possiamo candidarci?».
Raccolta firme difficile: forse un accordo con qualche partito?
In sostanza, cosa bolle davvero in pentola? Tommasi non è certo uno sprovveduto, né un idealista: l’ambizione di portare a casa degli eletti con Nos è difficilmente realizzabile, così come la raccolta firme (ne servono 150 mila) per il partito in vista delle Europee (ricordate Volt, il partito politico paneuropeo? Nel 2019 non ce la fece). Di certo però il progetto gli porterà visibilità, e anche senza fare una lista potrebbe candidarsi in prima persona o piazzare dei nomi nelle varie circoscrizioni facendo accordi con altri partiti. Un altro obiettivo potrebbe essere quello di creare una lista o un’associazione per ambire a un ruolo in qualche partecipata o magari al Fondo per l’innovazione, dimostrando che ha un peso politico la capacità di muovere dei voti. Per rimanere sul campo delle alleanze politiche, a specifica domanda su una collaborazione con +Europa, Tommasi sui social ha risposto: «Non chiudiamoci in tecnicismi. Nos vuole competere alle prossime elezioni europee. Per farlo deve diventare un partito (quindi la parola si può pronunciare!, ndr). La famiglia a cui guarda è Renew Europe». Cioè il gruppo a cui aderiscono Italia viva e Azione.
L’ego che ha fregato Renzi, l’ego che spinge Tommasi
Il primo settembre nella sua newsletter Tommasi affermava che la politica «si deve occupare di struttura e ordine infrastrutturale», aggiungendo che «l’Italia è un cantiere come una startup ai primi giorni». Tommasi citava a modello «il Matteo Renzi nel suo massimo splendore», colui che aprì la «politica alle competenze esterne». Alla domanda rivolta ai lettori della newsletter su chi fosse il politico che li avesse più delusi, la maggioranza aveva proprio risposto Renzi. Secondo Tommasi fu «l’ego il motivo dell’avvio di una spirale discendente» del fu rottamatore. Ego e Nos, due termini in contrapposizione che però sembrano fondersi nella nuova avventura politica di Tommasi. La prima riflessione che lanciava con la sua newsletter era proprio riferita all’ego, al fatto di averlo messo da parte lasciando la guida di Will e di averlo rimesso al centro con questo progetto. Stiamo dunque assistendo alla nascita di nuovo ego concorrente alle già egoistiche e bizzose leadership del Terzo polo oppure a qualcosa di diverso? Tra il punto di partenza e il traguardo ci sono ancora migliaia di firme da raccogliere e di voti da provare a ottenere. Missione, come già visto, quasi impossibile. Per dirla con le parole che ha usato Tommasi nel suo discorso: si tratta di uno «Squid game nel mondo reale».
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