In tribunale per i presunti asset gonfiati per ottenere condizioni più vantaggiose da banche e assicurazioni, Donald Trump, primo ex presidente Usa a sedersi sul banco degli accusati sotto giuramento in oltre un secolo, ha trasformato il suo interrogatorio in una sorta di show. “Una guerra politica”, una “interferenza elettorale”, un “processo vergognoso” da “Paese del terzo mondo o repubblica delle banane”, portato avanti da un giudice “fazioso e squilibrato” e da una procuratrice (afroamericana, ndr) “razzista e corrotta” al soldo dei dem e di Soros, sono state alcune delle sue dichiarazioni.
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Il giudice: «Risponda solo alle domande»
Trump, durante l’interrogatorio nella causa civile a New York, si è trovato tuttavia di fronte un giudice che gli ha tenuto testa e che lo ha addirittura minacciato di privarlo della deposizione. «Signor Trump, lei può attaccarmi, può fare quello che vuole, ma per favore risponda semplicemente alle domande, niente discorsi», ha affermato il presidente del tribunale Arthur Engoron per frenare le sue divagazioni. Il giudice ha poi alzato la voce chiedendo ai suoi difensori di stare seduti e di “controllare” il loro assistito. «Questo non è un comizio politico, è un’aula di tribunale», ha ammonito.
La strategia della difesa
La linea difensiva adottata dall’ex presidente è stata quella di scaricare sui contabili eventuali errori, come hanno già fatto nei giorni scorsi i figli Donald Jr ed Eric, anche loro sotto accusa. Ivanka sarà invece sentita mercoledì 8 novembre, ma solo come testimone. Trump ha ricordato che le dichiarazioni finanziarie avevano una clausola di esclusione della responsabilità e che comunque banche e assicurazioni non hanno perso un dollaro. Nonostante le provocazioni, il giudice, come pure l’accusa, hanno mantenuto la calma, limitandosi a cercare di contenere l’ex presidente, già multato due volte in passato per aver violato il suo divieto di non criticare lo staff del tribunale.
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