Scoperta straordinaria nelle acque italiane: antica struttura di epoca romana, circolare, riaffiora vicino Cerveteri.
Oggi vogliamo parlarvi di un’importante scoperta archeologica, fatta nelle acque del Mar Adriatico, al largo della località Campo di Mare, frazione di Cerveteri in provincia di Roma.
Qui, a pochi metri dalla riva, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di una struttura circolare risalente all’epoca romana.
La scoperta, portata alla luce dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale, rappresenta il culmine di un progetto triennale mirato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso.
Il sito è stato inizialmente esplorato nel 2021, quando i ricercatori scoprirono una colonna in marmo cipollino con un capitello ionico, segno di una costruzione di grande pregio.
La colonna si rivelò essere parte di un’antica struttura circolare, situata solo a pochi metri dalla costa, con un diametro di circa cinquanta metri.
Gli archeologi hanno identificato la struttura come un padiglione marittimo, probabilmente annesso a una villa romana di dimensioni ancora sconosciute e sepolta sotto l’attuale arenile.
Nonostante le difficili condizioni del mare, tra aprile e maggio 2024, i ricercatori sono riusciti a documentare meglio lo stato del sito, che è minacciato dalla costante erosione costiera.
La struttura presenta una doppia cinta muraria in laterizio, con una distanza di circa tre metri tra i due muri.
Le fondazioni dei muri, realizzate su un banco di argilla, hanno preservato i resti di casseforme lignee e pali infissi, utilizzati per stabilizzare il terreno in fase di costruzione.
Scoperta straordinaria di epoca romana nelle acque italiane
L’interno del padiglione conserva ancora tracce di pavimentazioni realizzate con mattoni disposti a spina di pesce. La tipica tecnica dell’opus spicatum, molto comune nell’architettura romana.
Inoltre, la squadra di archeologi ha rinvenuto resti di opus signinum. Un tipo di cemento impermeabile utilizzato dai Romani per le strutture a contatto con l’acqua, come acquedotti e terme.
La presenza di questo materiale conferma l’importanza e la funzione della struttura, probabilmente utilizzata come spazio per attività legate al mare.
La scoperta di frammenti di pavimentazione in opus sectile, una tecnica di decorazione caratterizzata dall’uso di marmo e pietre colorate per creare elaborati motivi geometrici, suggerisce che il padiglione appartenesse a un’elite romana.
Gli archeologi ipotizzano che la villa possa essere stata di proprietà di un importante esponente dell’aristocrazia romana, data la vicinanza con Roma e l’elevata qualità architettonica del sito.
I lavori di scavo, nonostante le difficoltà delle indagini subacquee, continuano con il supporto del CSR Restauro Beni Culturali e del Servizio Archeologia Subacquea della Soprintendenza.
Ulteriori analisi verranno effettuate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per monitorare l’erosione costiera e raccogliere informazioni preziose per la conservazione del sito.
Questa straordinaria scoperta non solo arricchisce il patrimonio archeologico italiano, ma fornisce anche uno sguardo affascinante sulla vita e l’architettura delle ville marittime romane, che dominavano la costa dell’Italia centrale duemila anni fa.
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