Ho scoperto il teatro da piccola, mi ha subito affascinato. Ho iniziato a capirlo da “grande” e ogni volta ne rimango affascinata. Non so come spiegarlo, è una sensazione, un momento, un ricordo; quando stai li seduto nel buio e fissi le emozioni che da un palcoscenico di legno alcuni attori ti regalano, può risultare veramente appagante. Saranno i rumori, i respiri, gli odori, le facce vissute di chi studia recitazione e poi “sputa” fuori tutta l’arte che ha dentro, la passione e la voglia di fare, che rendono il teatro speciale. Primo Festival della scena sperimentale, è anche una delle manifestazioni che maggiormente ha saputo innescare nei decenni della ricerca teatrale, esplosioni d’arte in stretta relazione col pubblico e con le architetture: è il Festival di Santarcangelo.
Oggi questa manifestazione festeggia la sua quarantesima edizione cercando di reinventare le coordinate che ne fecero scaturire un così lungo e intenso destino: la piazza, il rapporto con gli spettatori, le domande sul proprio tempo. Il Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo rappresenta fin dalla sua origine un nodo molto particolare tra il teatro e la piazza. Un’esplosione immaginata nel nero del teatro crea legami profondi con l’esterno, con la luce naturale, con i rumori della città. Ombre lunghe escono dalle fessure e si arrampicano sui muri a dismisura, fino a farsi verticali, enormi. Sono di breve durata, evanescenti come ogni spettacolo, ma possono lasciare solchi indelebili nella memoria. E invitare all’azione.
Un festival che s’interroga sulla fluttuante condizione che l’oggi attraversa tra finzione e “realtà” – dove con realtà si allude non a un’idea di mondo immutabile bensì alle circostanze di un’epoca deteriore, da contrastare, da capovolgere – non può non trascinare nel proprio rischio spudorato lo spettatore. Questo è infatti uno dei tratti fondanti di Santarcangelo 40, che scombussola il patto tra attore e pubblico concedendo a quest’ultimo un ingresso privilegiato alla creazione artistica. Questo festival, che non è solo un festival, si snoda nell’imprevedibile, accoglie come pagina “rossa” in attesa, proposte che dialogano con le estremità, i margini, le zone di scambio. Cortili, strade, piazze e abitazioni del paese ospitano interventi artistici che interrogano il quotidiano, sobillano il quieto vivere, “sporcano” il teatro con pezzi di mondo scomodi o fuori misura: rilanciano e amplificano la domanda “Chi è il mio prossimo?” cui dedicano un incontro e una serie di documentari di giovani studenti di cinema.
Questo festival, che non è solo un festival, è raduno, branco, assembramento di persone vogliose di dialogo tra loro e con tutti quelli disposti a fermarsi, anche solo per un momento. “Essere indifferenti o partigiani?” Chiede al pubblico la performer Valentina Vetturi. In questa domanda risiede l’urgenza di Santarcangelo quarantenne: l’attuale governo del paese lucra sull’indifferenza, relega la cultura e la ricerca alla categoria dell’inutile, decreta la nostra scomparsa. Non sarà così semplice. Pensiamo all’immenso valore propulsivo, “singolare e plurale”, che ogni atto artistico detiene in potenza… Siamo pochi ma tanti.
Quando: dal 9 al 18 luglio
Dove: Santarcangelo di Romagna (RN)