Quella che avrebbe dovuto essere la più grande festa al mondo di musica ‘techno’ si è trasformata in una immane tragedia: 19 persone sono morte alla Love Parade a Duisburg (Nord Reno Vestfalia) e altre 516 sono rimaste ferite, secondo un bilancio provvisorio della polizia. Fra i morti anche una ragazza di 21 anni di Brescia, Giulia Minola, che studiava moda e design a Milano. Con lei è rimasta lievemente ferita anche un’amica torinese, Irina Di Vincenzo. In totale i feriti italiani sono quattro, tutti già medicati e dimessi. “Ho molto da denunciare” ha detto Irina al telefono all’ANSA, “ma ora non mi si chieda di parlare”. In sms agli amici, la ventunenne di Grugliasco ha detto di star bene e che sta tornando a casa insieme ai genitori. Sui nomi regna silenzio assoluto da parte delle autorità tedesche. Per chi vuole informazioni è stato istituito, per la Germania, un numero verde (94000): vige la regola ferrea che i primi, e al momento i soli, ad avere i nomi delle vittime o feriti sono i familiari.
Finora 16 morti sono stati identificati. Avevano fra 18 e 38 anni: 11 uomini e otto donne, di cui 11 erano tedeschi, due spagnoli, gli altri venivano da Olanda, Australia, Italia (Giulia), Cina e Bosnia. La procura indaga per omicidio colposo. I giovani sono morti schiacciati, calpestati, asfissiati nella calca terribile creatasi attorno alle 17:00 in un tunnel lungo 200 metri e largo 20 che avrebbe dovuto portarli sulla grande spianata all’aperto per il concerto finale. Il sottopasso si è trasformato in una trappola mortale, un imbuto che ha stritolato la gente. Nella ressa asfissiante, molti giovani hanno cercato una scorciatoia all’aperto arrampicandosi su una scala di sicurezza e alcune impalcature. Sotto il peso, le strutture sono crollate schiacciando la gente sotto e creando panico generale. Sopra, per evitare il peggio, le autorità decidevano di non dare l’allarme per far defluire alla meno peggio la folla. Sotto la tragedia, sopra il frastuono assordante della techno: anche questo è uno dei tanti paradossi di Duisburg. Con i morti, è morta anche la Love Parade: l’organizzatore Rainer Schaller ha infatti annunciato oggi il suo “Aus”, la sua fine definitiva. Avrebbe dovuto essere quest’anno il fiore all’occhiello della città, per le celebrazioni di “Duisburg capitale della cultura 2010”.
La Love Parade era nata nel 1989 a Berlino, poco prima della caduta del Muro, su iniziativa del Dj Matthias Roeingh, alias Dr. Motte. La prossima era prevista a Gelsenkirchen (Nord Reno Vestfalia) ma non ci sarà mai. Per il Dr. Motte, che ha mosso dure critiche agli organizzatori, giusto mettere fine alla parata, che denunciava comunque logoramento. Sul concetto di sicurezza, completamente fallito, si stanno scatenando polemiche e accuse. Molti sulla rete avevano prima della parata attaccato l’idea del tunnel e previsto la tragedia. Sconcerto e cordoglio in Germania, e tanti interrogativi: come è stato possibile?, è la domanda più ricorrente. Fra i primi ad esprimere dolore ai familiari delle vittime ieri sera, la cancelliera Angela Merkel e il neopresidente Christian Wulff, che hanno sollecitato anche che sia fatta luce al più presto. “Quei giovani erano andati a festeggiare e invece ci sono morti e feriti”, ha detto la Merkel.
Anche Papa Benedetto XVI ha espresso “profondo dolore” per i giovani morti e i familiari. La Merkel si è di nuovo pronunciata oggi da Bayreuth, dove assiste stasera alla prima di Lohengrin che apre il Festival wagneriano. Ha promesso l’aiuto del governo e sollecitato chiarezza dalle indagini. Cordoglio anche dal presidente Ue José Manuel Barroso. Sul posto si è recata oggi la nuova governatrice del Land, il più popoloso della Germania, quello della Ruhr, di Colonia, Bonn e Duesseldorf, Hannelore Kraft (Spd). Nel pomeriggio aveva anche chiamato il console d’Italia a Colonia per esprimergli il suo cordoglio. Per tutto il giorno le tv tedesche hanno mostrato immagini drammatiche della disperazione, incredulità e rabbia della gente. Molti gli interrogativi e i dubbi ma anche le critiche e le accuse a organizzatori, città e autorità. Fino a stasera ancora non era chiaro il numero dei partecipanti: 1,4 milioni di ‘ravers’ (come si chiamano i fan della techno) o 200.000 come dicono le autorità. L’area del party all’aperto, una vecchia stazione merci della città della Ruhr, era per 300.000 e al momento della tragedia non era del tutto piena, ha sottolineato il capo dell’unità di crisi, Wolfgang Raabe. La ricerca dei feriti negli ospedali e della loro identità prosegue.
BERTOLASO, IN ITALIA NON SAREBBE MAI SUCCESSO – “Un caso da manuale di tutto quello che non si deve fare per organizzare un raduno del genere”. E’ secco il commento su quanto accaduto a Duisburg del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che sottolinea all’ANSA come “in Italia non sarebbe mai potuto accadere, anche grazie all’esperienza che abbiamo maturato nell’organizzazione dei Grandi Eventi: dalla Giornata Mondiale dei giovani del 2000 ai funerali di papa Giovanni Paolo II nel 2005”. Si parla, spiega Bertolaso, “di una folla superiore al milione e mezzo di persone per la Love Parade di Duisburg: sono numeri impressionanti che presuppongono un’esperienza in materia che non può essere quella degli organizzatori di concerti. E forse – aggiunge – oggi qualcuno si renderà conto del perché in Italia è la Protezione civile a gestire i grandi eventi: quella legge è stata voluta proprio per garantire al meglio la sicurezza delle persone”.