Tramite un discusso referendum i cittadini del Venezuela hanno votato in favore dell’annessione al territorio nazionale della Guayana Esequiba, parte della Guyana ma rivendicato da oltre due secoli dal Paese oggi guidato da Nicolás Maduro, dove è conosciuta come Zona en Reclamación. Per decenni il contenzioso era stato quasi dimenticato, ma nel 2015 è riemerso quando la statunitense ExxonMobil ha rilevato nell’area importanti riserve di petrolio. Oltre il 95,93 per cento degli elettori che ha partecipato al voto (affluenza superiore al 50 per cento) ha scelto di sostenere la creazione di una provincia venezuelana nella regione e di estendere la cittadinanza venezuelana agli abitanti dell’area (scarsamente popolata). Il tutto senza il permesso della Guyana.
Storia di un territorio conteso tra Venezuela e Guyana da oltre due secoli
La Guayana Esequiba è un’area del massiccio della Guyana a est del Venezuela, compresa entro i fiumi Cuyuni e Essequibo. Ha un’estensione di 160 mila chilometri quadrati e, come detto, è ricca di petrolio, così come di oro e gas. Colonizzata inizialmente dagli spagnoli, nel 1811 entrò a far parte della neonata República Bolivariana de Venezuela. Ma dopo soli tre anni Regno Unito e Paesi Bassi stipularono un accordo con cui la Guyana entrò a far parte dell’impero britannico, senza però definire in modo netto i suoi confini occidentali. La Guyana, appunto, sostiene i suoi diritti sull’Esequibo in base a un lodo arbitrale del 1899, che le assegnò la sovranità sul territorio quando era ancora sotto il dominio del Regno Unito, mentre Caracas difende quale meccanismo per risolvere la controversia l’accordo bilaterale raggiunto a Ginevra nel 1966, anno in cui l’ex colonia britannica diventò indipendente.
Maduro esulta: «Il vero vincitore è stato il popolo venezuelano»
«Con la schiacciante vittoria nel referendum sull’Esequibo abbiamo dato i primi passi per una nuova tappa storica», ha dichiarato Maduro. Il vero vincitore, ha aggiunto in un discorso sulla Plaza Bolivar di Caracas, «è stato il popolo venezuelano con l’esercizio pieno della sovranità che gli conferisce la Costituzione bolivariana». Il primo dicembre, su iniziativa della Guyana, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia aveva chiesto al Venezuela di «astenersi da iniziative che dovessero modificare la situazione prevalente nel territorio in litigio», ma non ha posto limitazioni al referendum. Da parte sua, Georgetown ha parlato di «livelli di tensioni senza precedenti» tra i due Paesi, sottolineando che non avrebbe riconosciuto i risultati del referendum, dall’esito scontato.
La questione della Guyana Esequiba sta alimentando forti tensioni in Sud America
Tutt’altro che scontato invece cosa riserverà il futuro. La creazione di una provincia venezuelana nell’Esequibo, sulla falsariga di quanto accaduto con Crimea e Russia, è una possibilità remota. Servirebbe infatti modificare la Costituzione del Venezuela e probabilmente, anche un intervento militare. Il Brasile, che confina con la Guyana, guarda con interesse e un po’ di preoccupazione. Il referendum sembrava più un tentativo da parte Maduro di aumentare la propria popolarità in vista delle elezioni del 2024, ma sta alimentando forti tensioni in Sud America.
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