Dopo il lancio da parte di Pyongyang della sua prima sonda militare, la Corea del Sud intensifica la corsa allo spazio nella penisola coreana con il lancio di un satellite spia, trasportato da un razzo Falcon 9 di SpaceX, l’azienda di Elon Musk, decollato dalla base spaziale americana di Vandenberg, in California. «Sul razzo c’era una scritta con la parola “Korea”. Se verrà messo in orbita con successo, Seul avrà acquisito il suo primo satellite spia costruito a livello nazionale per monitorare la Corea del Nord dotata di armi nucleari», ha dichiarato un portavoce di SpaceX.
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— SpaceX (@SpaceX) December 1, 2023
Seul vuole lanciare altri quattro sonde entro il 2025: serviranno a monitorare le attività di Pyongyang
Seul prevede di lanciare altri quattro satelliti spia entro la fine del 2025 per rafforzare la sua capacità di ricognizione della Corea del Nord. Impostato in orbita tra i 400 e i 600 chilometri dalla Terra, il satellite sudcoreano è in grado di rilevare un oggetto fino ai 30 centimetri, riferisce l’agenzia di stampa Yonhap. Il lancio è avvenuto a meno di due settimane da quando Pyongyang ha messo in orbita con successo il proprio satellite spia che avrebbe fornito, secondo le autorità, immagini dei principali siti militari statunitensi (tra cui il Pentagono e la Casa Bianca) e sudcoreani, nonché foto di Roma, tutte messe a disposizione del leader Kim Jong-un.
La Corea del Nord ha minacciato di abbattere i satelliti spia Usa in risposta a «qualsiasi attacco» contro il suo
Il lancio del Malligyong-1 da parte della Nord Corea è stato il terzo tentativo – questa volta riuscito – di mettere in orbita un satellite del genere, dopo due fallimenti a maggio e agosto. Secondo Seul, Pyongyang avrebbe ricevuto aiuto tecnico da Mosca, in cambio della fornitura di armi da utilizzare nella guerra in Ucraina. La Corea del Nord ha reso noto, tramite una dichiarazione ufficiale del ministero della Difesa diramata dall’agenzia di stampa statale Kcna, che considererà i tentativi degli Usa di neutralizzare la sua prima sonda da ricognizione in orbita terrestre come una dichiarazione di guerra e che, nel caso, «prenderà in considerazione l’adozione di misure di autodifesa per indebolire o distruggere la vitalità dei satelliti spia americani».
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