Le emissioni di metano in questi ultimi 20 anni sono aumentate, in particolare in alcuni ecosistemi con una forte presenza di umidità.
Il metano è un gas naturale che si è venuto a formare nel corso dei secoli dai resti degli organismi che si trovano sepolti sui fondali marini e lacustri. E’ utilizzato, soprattutto, come fonte di riscaldamento delle abitazioni.
Le sue emissioni nell’aria, però, riscaldano l’atmosfera molto di più dell’anidride carbonica, e, in alcune zone del mondo, come la zona artica e boreale, in questi ultimi 20 anni è aumentata del 9%.
Lo studio che lo certifica è del Lawrence Berkeley National Laboratory, Berkeley Lab. Secondo gli scienziati l’aumento delle emissioni nelle zone umide sembra sia dovuto all’aumento delle temperature.
Le zone umide, infatti, sono la più grande fonte di metano. E’ in grado di riscaldare l’atmosfera 30 volte di più rispetto all’anidride carbonica. Il ruolo di queste zone nel sistema climatico è, quindi, molto importante.
Come affrontare i cambiamenti in ambito climatico
Così come studiarle in modo più approfondito. Il ritmo con il quale aumentano le emissioni di metano, permettono di comprendere meglio come affrontare i cambiamenti climatici di questi ultimi anni.
Qing Zhu, ricercatore del Berkeley Lab e autore senior di un articolo su Nature Climate Change, ha spiegato che:
“L’aumento delle temperature aumenta l’attività microbica e la crescita della vegetazione, che sono associate alle emissioni di gas come il metano”.
In questi ultimi 20 anni le zone umide hanno rilasciato nell’atmosfera circa 20 tetragrammi di metano all’anno. L’anno peggiore è stato il 2016, ed è stato anche l’anno più caldo che si è registrato dal 1950.
Il team, per compiere lo studio, ha effettuato alcuni esperimenti catturando i gas emessi dal suolo in una camera fissa e lasciando che si accumulassero solo per un determinato periodo. Ha utilizzato, contemporaneamente, anche il metodo delle torri di covarianza turbolenta.
Queste, alte alcuni metri e autonome, sono in grado di misurare lo scambio di gas serra tra il suolo, gli alberi e l’atmosfera. I ricercatori hanno, in seguito combinato i dati analizzando ben 307 anni in totale di dati che hanno riguardato le emissioni nelle zone umide della zona boreale – artica.
Fattori che influenzano le emissioni
Il quadro è apparso più chiaro per comprendere i fattori che influenzano queste emissioni in periodi che coprono da qualche minuto a diversi decenni. Ed hanno anche scoperto che la temperatura e la produttività delle piante sono due elementi che hanno determinato una più alta emissione di metano.
Non è, però, possibile quantificare questo aumento, perché tenere monitorate le emissioni nelle zone ricche di acqua è molto difficile. La buona notizia è che il metano emesso ha una vita più breve nell’atmosfera rispetto all’anidride carbonica. Di conseguenza, può essere eliminato in tempi brevi.
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