Di fronte al mare tre grandi ritratti campeggiano sulla maestosa facciata dell’edificio che ospita il Musée Océanographique di Montecarlo. Sono tre personaggi che hanno profondamente segnato la storia del museo: Alberto I (1848-1922), il principe-scienziato e fondatore, l’espoloratore francese Jacques-Yves Cousteau, leggendario direttore dal 1957 al 1988, e il principe Alberto II, attuale reggente del Principato di Monaco, fortemente impegnato nella difesa e nella salvaguardia dell’ambiente. Dopo un attento restauro il museo, ideato nel 1910 dall’architetto Paul Delefortrie per ospitare i reperti raccolti dal principe Alberto I nelle sue numerose spedizioni in giro per il mondo, mostra cent’anni di scoperte, di studi e di un’assoluta e profonda passione per gli abissi. Il palazzo, che domina il mare e offre una vista mozzafiato su tutto il Principato e sul massiccio dell’Esterel, racchiude l’acquario con due sezioni che ospitano 6mila pesci di 350 specie diverse – 200 di invertebrati e un centinaio di coralli – allevati in 90 vasche con tecniche innovatrici che attingono l’acqua direttamente dal mare sottostante. Sull’ala est si sviluppa la sezione del mar Mediterraneo con una vasca cilindrica che consente di ammirare perfettamente gli abitanti del Mare nostrum, mentre a ovest ci sono quella dei mari tropicali e la Laguna degli squali, una gigantesca vasca di 400mila litri d’acqua profonda 6 metri con i grandi predatori che nuotano davanti agli spettatori.
L’acquario Cousteau
Al piano superiore, che si raggiunge percorrendo un maestoso scalone decorato con un polpo di 9 metri e un calamaro gigante, si aprono numerose sale e una terrazza panoramica: la sala centrale, ornata da colonne di marmo, riunisce opere legate alle spedizioni di Alberto I, tra cui una baleniera per la caccia ai capodogli nelle Azzorre e uno squalo in formaldeide, opera dell’artista inglese Damien Hirst; la sala della Balena, nell’ala ovest, espone una mostra permanente – Ispirazioni marine – con oltre 400 opere, fotografie, documenti, fossili e scheletri di mammiferi, tra cui quello di una balenottera di 20 metri. Nell’ala est c’è la sala Alberto I, dedicata all’attività oceanografica del principe con la mostra La carriera di un navigatore e, dalla parte opposta, la sala delle conferenze con tele, dipinti e oggetti che rendono omaggio al mare e ai suoi abitanti, oltre a filmati realizzati per la televisione da Jacques-Yves Cousteau, che vengono proiettati in continuazione.
La mostra Il Museo Oceanografico
I tesori del museo non finiscono qui: fino al 30 novembre, accanto alla maestosa facciata del Museo, infatti, è possibile ammirare l’esposizione fotografica Il Museo Oceanografico, già 100 anni!, che ripercorre la storia del “tempio del mare” attraverso suggestive fotografie, quasi tutte in bianco e nero, che illustrano l’importanza storica del luogo e il duro impegno degli uomini che per primi lo hanno costruito, dedicandovi undici anni della loro vita per oltre 10 milioni di ore di lavoro. Ma soprattutto c’è la testimonianza fotografica e documentaria di Alberto I, sovrano di Montecarlo quando il Principato non era ancora un paradiso fiscale e un regno della mondanità come poi fu in seguito.
Il principe dimostrò subito di avere altri interessi oltre alla politica: la passione per il mare e per la ricerca scientifica, che segnarono la sua vita prima come luogotenente di vascello per la Marina francese e poi come esploratore, navigatore e studioso. A 19 anni Alberto I già possedeva un battello con cui girava per il Mediterraneo; poi cominciò a navigare su imbarcazioni sempre più grandi, alcune con laboratori scientifici come il Princesse Alice, in onore della seconda moglie, e il Hirondelle, un veliero acquistato nel 1873 e trasformato in studio del mare con cui veleggiò nell’Atlantico fino alle Azzorre tra il 1885 e il 1888. Le sue ricerche si concentrarono sulla profondità degli oceani, sul ciclo vitale dell’acqua e sull’equilibrio tra gli esseri viventi e l’ambiente. Alberto I salì al trono nel 1889 ma non abbandonò mai la sua vocazione di navigatore e la sua passione per il mare continuando a viaggiare e soprattutto proponendo al Principato un “tempio dedicato all’arte e alla scienza”.
Fu così che nacque il museo oceanografico, dove gli oggetti e le decorazioni ricordano gli abissi marini e i loro abitanti: grandi sculture e lampadari a forma di piovre, uccelli marini e meduse e pavimenti a mosaico realizzati in base alle tavole del biologo tedesco Ernst Haeckel. Lo stesso edificio, in stile palladiano, costruito a picco sul mare, assomiglia a una nave, una gigantesca imbarcazione sempre pronta a salpare.