La Cassazione ha rigettato il ricorso di una donna, oggi 35enne, che nel marzo del 2019 fu arrestata per violenza sessuale su minore. L’allora operatrice socio sanitaria di Prato, sposata e madre di un bambino di 10 anni, dalla relazione iniziata quando l’adolescente era ancora 13enne, ebbe poi un figlio. La condanna a 6 anni, 5 mesi e 15 giorni, subita in appello per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore, è dunque diventata definitiva. «La mia assistita si costituirà stasera stessa al carcere di Sollicciano», ha commentato l’avvocato della difesa Mattia Alfano.
Ricatti e pressioni via chat
Secondo la ricostruzione, tutto era iniziato durante alcune ripetizioni di inglese che lei stessa si era offerta di dare al giovane in vista dell’esame di terza media. Le accuse erano incentrate sui rapporti sessuali che l’imputata aveva avuto con il ragazzino e amico di famiglia, che alla fine, spaventato ciò che stava accadendo, decise di confessare tutto alla madre. Dalle conversazioni via chat infatti, erano emerse pressioni psicologiche e ricatti, che la donna utilizzò per portare avanti la relazione con il minore.
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